Donne e Calcio erano considerati termini antitetici, concetti che si respingevano in un mondo quasi esclusivamente maschile. Poi, lentamente, è iniziato un dialogo tra l’universo femminile e il gioco più amato dagli italiani.

A fare da apripista a livello nazionale è stata la televisione, con le prime donne presenti nei programmi dedicati al Calcio, non più nella parte delle vallette impiegate nella lettura di risultati e classifica, ma protagoniste in qualità di presentatrici, conduttrici, inviate. Professioniste preparate, competenti e motivate, lontano anni luce dal prototipo delle donne in difficoltà con la regola del fuorigioco.

Più recentemente, sulla scia del boom registrato in USA, è aumentato il numero delle donne che ha iniziato anche a praticare il gioco del calcio. Ma il vero cambiamento, ormai irreversibile, nel rapporto tra Donne e Calcio, è quello che ha interessato l’ampio e variegato mondo del TIFO CALCISTICO. Sono lontani i tempi in cui Rita Pavone faceva ballare e sorridere gli italiani con “perché perché la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone…”.

In Italia il primo gruppo organizzato fu quello delle “tifosine” milanesi che da semplici tifose e fruitrici passive dello sport decisero di fondare una propria squadra, il “Gruppo Femminile Calcistico”.

Altra esperienza da ricordare è quella del “Nucleo femminile” del Bologna già attivo nel 1933; per la prima volta le donne non andavano allo stadio accompagnate da uomini ma organizzate tra loro.

È dal ‘68 in poi, con la rivoluzione dei costumi, che la presenza femminile negli stadi si intensifica e, negli anni Ottanta, si afferma con i primi gruppi ultras (anche a Catanzaro con il “Commando Girls”).

Oggi le donne tifose sono sempre più numerose e spesso anche più appassionate dei “colleghi” maschi.

Catanzaro, città “malata di Calcio”, non poteva essere esclusa da questo fenomeno ed anche al più distratto osservatore non sfuggirà la presenza femminile nel grande flusso di gente che percorre le strade della città nei pre e post partita.

Una questione non solo sportiva, ma di identità, appartenenza, aggregazione, passione che il progetto TIFOSA GIALLOROSSA – L’ALTRA METÀ DEL PALLONE vuole registrare, consolidare e diffondere.

Quello intorno alla squadra si rivela uno dei contesti che consente di vivere la città. La partita è un evento della comunità. Lo stadio è un vero teatro a cielo aperto, un’agorà, un luogo di incontro e condivisione.

Il nostro racconto si sviluppa attraverso le parole e le immagini. Le parole sono quelle delle tifose a cui diamo voce. Ciascuna ha spazio per raccontare la propria storia. Nonostante si tratti di un’esperienza collettiva, di massa, ognuna di loro ci svela l’unicità del proprio rapporto con la squadra.

I sentimenti e le motivazioni che alimentano questo legame sono molto personali e spesso si intrecciano con il vissuto familiare, con i ricordi dell’infanzia, con le amicizie consolidate fin dagli anni dell’adolescenza.

Le fotografie scattate fuori dalle mura del Ceravolo e sugli spalti, documentano che le donne allo stadio sono una fetta considerevole del pubblico. Donne di tutte le età, coloratissime, partecipi, e spesso non accompagnate da uomini. Sono donne che si divertono, che diventano amiche tra un urlo e l’altro.

Ognuna di loro è una donna tifosa... TIFOSA GIALLOROSSA!

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