In barba a ogni commento maschilista, fin da adolescente ha macinato i chilometri per seguire la sua squadra in trasferta
Monica Bombardieri, 48 anni, impiegata. In famiglia è etichettata come super tifosa giallorossa. Il ricordo del suo primo incontro con il Catanzaro Calcio affiora, come in una polaroid, nel momento in cui si ritrova a pescare tra i ricordi di bambina: “Avevo nove anni quando mio nonno decise di farmi un regalo speciale e mi portò con lui allo Stadio. C’era anche mio fratello, più piccolo di me di tre anni, e insieme abbiamo vissuto un’esperienza indimenticabile. Ci sembrava di essere stati magicamente catapultati nel paese dei balocchi. Ammaliati dall’atmosfera chiassosa e vivace tra bandiere, tamburi, cori e mani levate al cielo”.
Con il passare degli anni presentarsi ogni domenica in Curva non è più solo un gioco per Monica, che sceglie di sostenere la squadra della sua città in maniera assidua: “Ero un’adolescente quando ho affrontato le prime trasferte. Zaino in spalla e pronta a macinare i chilometri, anche da sola, pur di esserci”. Il mondo dello sport la appassiona: diventa arbitro di futsal, segue le vicende calcistiche da vicino ma soprattutto comprende che frequentare lo Stadio significa entrare in un circuito di interazione umana e sociale: “Il Catanzaro non è solo gioco, agonismo e spasmodica attesa di risultati sportivi. È una preziosa opportunità di aggregazione. Mi ha permesso di stringere rapporti di amicizia e di conoscere persone con cui confrontarmi e condividere idee ed emozioni. Le ore che precedono la partita sono un momento di incontro a cui non potrei mai rinunciare. Mi fermo al bar a chiacchierare, si parla principalmente della squadra. È divertente vedere come, in base ai periodi, vestiamo a volte i panni del direttore sportivo, altre quelli dell’allenatore. Ci sono stati momenti in cui ho sentito l’esigenza anche di esprimere il mio disappunto. Nel 2006 quando fu dichiarato il fallimento societario ero tra i contestatori. Adesso è un momento in cui possiamo camminare a testa alta ed essere orgogliosi del percorso che la squadra, da matricola, sta facendo in un campionato competitivo e imprevedibile. Mi piace il temperamento con cui scende in campo: anche se siamo sotto nel punteggio continua a combattere senza mai demoralizzarsi o arrendersi”. Ha le idee chiare Monica Bombardieri sui meriti da riconoscere: “Credo nel valore del gruppo e nella motivazione collettiva. Di sicuro avere un capitano come Iemmello ci ha aiutato molto”.
Una donna-tifosa che, passando dalla Curva ai Distinti, continua ad assistere ogni domenica alle partite: “Nei primi anni in cui mi sono affacciata a questo mondo mi è capitato di ricevere qualche commento maschilista. Qualcuno in maniera ironica si rivolgeva a me invitandomi a frequentare ambienti più adatti alle donne e a rimanere a casa per occuparmi di faccende domestiche. Quando però ho dimostrato di saper reggere il confronto e di essere competente non è più accaduto. Adesso c’è una maggiore apertura all’inclusione della figura femminile. Anzi oserei dire che viene apprezzata e rispettata soprattutto nel gruppo Ultras dove si sono aggregate tante ragazze”.
Nella storia a tinte giallorosse di Monica Bombardieri c’è traccia di ricordi contrastanti: “Mi sento ancora euforica quando mi viene in mente un’esultanza sotto la pioggia a Taranto, dopo il goal di Pastore al 92esimo: non ho controllato il mio entusiasmo al punto da strappare la camicia ad un signore che era davanti a me (ride!). Di contro, provo ancora tanta amarezza per un episodio che mi ha turbato molto. Era il 1997 e giocavamo in casa con il Catania. I tifosi avversari esposero uno striscione con un messaggio di pessimo gusto. Qualcosa come “Farete la stessa fine di Massimo Capraro” “.
Monica affida alla sua squadra il ruolo di compagna nell’avvincente viaggio della sua vita: “Sul braccio sinistro ho tatuato la scritta US Catanzaro 1929 per marcare la mia identità in maniera indelebile” racconta evidenziando come ci sia una forte compenetrazione tra il senso di appartenenza e l’attivismo da tifoso: “Chi ha a cuore la città, ha a cuore anche la squadra. Per me è un binomio indissolubile che non può poggiare sull’indifferenza o sulla casualità”.
Un pensiero che si potrebbe riassumere nelle parole “impegno” e “partecipazione”.
Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa