Federica Combariati, tifosa giallorossa con la testa e con il cuore

Professionista in carriera, vive all’estero da dieci anni e continuare a seguire il calcio cittadino le ha permesso di non estraniarsi dalla comunità da cui proviene.

Per Federica Combariati casa non è un luogo, ma un sentimento. Un pezzo della sua sfera affettiva dove risiedono legami, ricordi, emozioni, volti. È così che pur spostandosi per il mondo, la sua casa se la porta dietro, anzi dentro. Se ne prende cura ogni volta che indossa la sciarpa giallorossa mentre va a passeggio per le vie di una capitale europea. O quando in ufficio trova il tempo per raccontare ai colleghi le imprese della squadra della sua città. Trentacinque anni, avvocato di un’azienda internazionale con sede in Svezia, Federica riconosce all’appartenenza calcistica il potere di tenere vivo il legame con il suo luogo d’origine: “Sento le mie radici ben salde anche se ho lasciato Catanzaro subito dopo il diploma per intraprendere il percorso universitario a Roma. Conseguita la laurea mi sono trasferita subito all’estero. Continuare a seguire il calcio cittadino mi ha permesso di non estraniarmi dalla comunità da cui provengo” ci racconta durante i suoi ultimi giorni di vacanza in Calabria.

Dalle incantevoli spiagge della costa ionica agli spalti del Ceravolo per seguire la prima gara di campionato in compagnia di suo padre. Proprio con lui, storico tifoso giallorosso, che in questa storia ha avuto un ruolo determinante: “A tre anni mio papà mi portava a vedere le partite. Ho impressa in mente l’immagine del campo da gioco come una distesa infinita di colore verde. I miei occhi da bambina mi facevano percepire lo spazio intorno a me almeno sei volte più grande della dimensione reale. Ero affascinata da quell’ambiente e dai racconti di mio padre che all’età di 13 anni portava i tamburi in curva al seguito degli UC73” continua la giovane professionista che nelle sue permanenze a Londra e Monaco di Baviera prima, e a Stoccolma adesso, ha sempre portato il Catanzaro Calcio con se come simbolo della propria identità.

“Ogni volta che sento cantare “L’ho giurato da bambino” penso che la passione sportiva in questa città è del tutto irrazionale, è una sorta di legame ancestrale. Una connessione innata che si rinnova nel tempo coinvolgendo intere generazioni” aggiunge Federica Combariati, per poi soffermarsi sulla funzione di collante sociale del calcio: “Soprattutto negli ultimi tre anni la squadra ha dato un considerevole contributo alla crescita del senso di comunità. Ha portato allo Stadio anche persone che prima non si erano mai interessate delle questioni sportive. Tutto questo sta accadendo perché è stato stimolato un sentimento di coesione e di aggregazione di cui si sente il bisogno, soprattutto quando si vive altrove”.

La partecipazione massiccia e trasversale agli eventi sportivi della città è un motivo di soddisfazione per una tifosa come Federica che è stata testimone di “partite in cui non si contavano nemmeno 500 spettatori. Ecco perché anziché puntare il dito contro i cosiddetti “tifosi occasionali”, propendo per una lettura differente degli accadimenti attuali. Preferisco esternare ammirazione e gratitudine per una società che ha riacceso l’entusiasmo di un’intera città che si riconosce sotto lo stesso vessillo giallorosso e ritrova così il senso di casa” perché è innegabile che i risultati sportivi hanno una significativa influenza sull’umore della città.

La sua storia di tifosa giallorossa è costellata di ricordi. Tra quelli felici ci sono i successi del Catanzaro di Corona: “Quella stagione era stata l’ultima volta in cui avevo visto un pubblico appassionato prima che subentrasse l’era del Presidente Noto. Per me all’epoca vedere il Catanzaro vincere era un evento straordinario, perché la mia generazione aveva assistito solo a lamentele, pessimismo e mugugni per il fatto che la squadra non riusciva mai a progredire”. Tra le memorie dal sapore amaro ci sono i maledetti play off: “Tre anni fa ero a Stoccolma. Mio padre è venuto a trovarmi con tutta la famiglia e abbiamo visto la partita in streaming. Purtroppo si è conclusa con la sconfitta per mano del Padova”.

Una tifosa appassionata che è riuscita a coinvolgere nel suo rituale anche qualcuno che non aveva nessuno confidenza con il calcio: “Quando seguo le partite in Tv, trasformo la mia postazione in una zona a tinte giallorosse. La cosa più divertente è che mio marito è finlandese e vedendo quanto io tenessi al Catanzaro ha iniziato a seguire la squadra con me”.

Federica è stata una bambina che collezionava le figurine Panini con suo padre, e oggi è una donna che si gode l’appassionante e sorprendente campionato di Serie B sfidando ogni pregiudizio: “Credo che le donne abbiano ormai dimostrato di essere capaci di stare dentro la partita con il cuore e con la testa. Bisogna superare i preconcetti che la categoria femminile deve essere esclusa da questo mondo. Apprezzo molto la missione del progetto Tifosa Giallorossa che per la prima volta ha reso protagonista le donne che frequentano lo stadio”.

Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa

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