“Di madre in figlia”, lo Stadio come custode della memoria di famiglia
“Tifare per il Catanzaro mi consente di tenere vivo il ricordo di mia madre”. I rapporti tra calcio e famiglia si sovrappongono spesso. Nel caso di Elena Boccalone, 44 anni, il legame con la sua squadra è un dono d’amore da parte di mamma Esterita, insegnante di professione e tifosa giallorossa per passione. Di quel brivido che correva lungo la schiena di una ragazza di diciannove anni mentre assisteva alla storica promozione in Serie A delle Aquile, è nato un racconto coinvolgente che Elena amava farsi riportare proprio come i bambini sono soliti fare con la fiaba preferita. “Sono cresciuta con le storie dei suoi viaggi per seguire la squadra e delle domeniche passate allo Stadio a tifare. Per questo non saprei quantificare da quanti anni dura il mio rapporto con il Catanzaro. Anche se ancora ero troppo piccola per stare sui gradoni, mi sentivo ugualmente coinvolta” racconta Elena che oggi è una donna che ama il mare, i libri e il calcio.
E lei è sempre riuscita a farsi apprezzare per tutto ciò che la identifica, compreso il suo status da tifosa. “Nessuno dei miei familiari o di persone a me care – continua – mi hanno mai osteggiata o giudicata perché ho scelto di frequentare lo Stadio. Volermi bene significa comprendere e rispettare le mie preferenze”, nonostante le sia successo di trovarsi nella situazione di leggere lo “stupore” sul volto di qualcuno mentre esternava il suo interesse per il mondo del pallone. Quel qualcuno che si sarà chiesto “ma come mai una donna può essere attratta da quello che è considerato lo sport maschile per antonomasia?”. Questi però – come tiene a precisare la protagonista di questa storia – sono stati pareri raccolti in contesti estranei allo Stadio dove, invece, ha sempre trovato un ambiente inclusivo e rispettoso.
Il suo posto è in Curva. È lì che sente vibrare il suo animo. È lì che può esprimere le sue emozioni e farsi abbracciare da quelle degli altri: “Non mi basta essere spettatrice occupando una poltrona negli altri settori. Voglio provare la sensazione di stare in mezzo a chi urla, incita, canta senza risparmiarsi mai”. Il clima emotivo che accompagna il giorno della partita è variopinto: “Vivo l’attesa con ansia e allo stesso tempo con un pizzico di gioia perché finalmente è arrivato un momento che attendevo”. È un rituale rassicurante arrivare fuori dal Ceravolo molte ore prima: “È bello vedere la città colorata e in movimento. È una delle poche occasioni di partecipazione collettiva. Il Catanzaro continua ad essere un richiamo per tutti che ha il potere di rafforzare la comunità e la sua identità e asseconda l’esigenza di rappresentanza della città”.
Grande amore, grandi rinunce: “Spesso ho rimandato impegni, viaggi, svaghi. In estate mi è capitato di lasciare il mare per seguire le partite. Oltre ai piccoli sacrifici fatti per scaramanzia come indossare anche la sciarpa di lana ad agosto”.
Bruciano le ferite per le sconfitte ai Play Off rimediate all’ultimo minuto lasciando grande amarezza e delusione per aver fallito ancora una volta nell’impresa di abbandonare la Serie C. Tra i ricordi più belli c’è quella promozione del 2004 in Serie B al termine di un campionato che ha seguito da vicinissimo: “Ho provato un’emozione indescrivibile in terra marchigiana, ad Ascoli, contro il Chieti. Quella partita finì con la nostra vittoria per 2-1 per come mia mamma mi aveva predetto (ride!)”.
Elena Boccalone si è ritrovata spesso con lo zaino in spalla dando retta al proprio cuore: “L’esperienza della trasferta mi ha insegnato che da donna, in alcuni casi, hai qualche preoccupazione in più, ma non sempre. So che devo prestare attenzione, so che ci sono regole non scritte da rispettare come non indossare la propria sciarpa in un posto ostile. Ci sono atteggiamenti da evitare perché potrebbero essere intesi come provocatori”.
Non bisogna dimenticare però che il calcio è anche amicizia: “Con alcune tifoserie con cui ci sono buoni rapporti abbiamo tifato tutti insieme. In quel momento mi sono venuti in mente i racconti di mia madre che fino agli anni Ottanta, quando andava in altre città a seguire la squadra, si ritrovava fianco a fianco con i tifosi avversari”.
Essere interessata e partecipe delle vicende calcistiche della squadra della propria città significa avere sempre qualcosa di nuovo da programmare: “Mi sto organizzando per la trasferta di Genova del prossimo 30 novembre e poi ci sarà da pensare al derby con il Cosenza”.
Infine, un commento sul campionato che sta seguendo: “Non lo sto vivendo male. Sapevo che sarebbe stato difficile replicare quello che è accaduto lo scorso anno. Sono subentrati tanti elementi nuovi e questo richiede tempo. Intanto nelle ultime giornate si è vista una crescita del gruppo e questo mi fa ben sperare. Tireremo un sospiro di sollievo se e quando sapremo che matematicamente avremo raggiunto la tanto agognata salvezza”.
Rosita Mercatante per Tifosa Giallorossa